La sua stanza degli anni 50-60 non è richiesta sul mercato antiquariale. Signor Roberto Contisciani, la sua tela (cm 54×65) acquistata molti anni fa in Cecoslovacchia è di mano popolare, forse degli anni 40-60 del ‘900. Signora Maddalena Martini, il suo boccale in bronzo (h cm 8,5) ha raffigurazioni usurate, non presenta patine né contestualizzazione storica. E veniamo ai suoi oggetti. Naturalmente lei ben sa che la valutazione che può essere data è solamente arredativa, sui 300-350 euro. La brocca (cm 25) in terracotta smaltata verde è prodotto seriale e recente da poche decine di euro. I mercatini ed i negozi di rigatteria e pseudo antiquariato sono pieni di questi disegni mentre, viceversa, i libri antichi continuano ad impoverirsi dei frontespizi e delle pagine bianche (“carte di guardia” e “contro guardia”) e i vecchi registri, soprattutto i documenti notarili che compaiono in vendita ormai – senza la pagina bianca di accompagno – redatti usualmente a due pagine. Valore di mercato, se ottimamente funzionante, dai 200 ai 300 euro. Praticamente era un super falsario di se stesso. Chi non rispetta prima o poi non viene rispettato. Chi non si battezzava, veniva ucciso. Non sono in grado di esprimermi oltre. La ditta, prestigiosa nel campo, terminò la sua avventura nel 1940. Quindi, per tale tipologia ipotizzerei un valore di 30-40 euro a pezzo. Signora Silvia Bruschi, finalmente, con la nuova e-mail dettagliata, ci siamo! Signora Laurence Viti, il busto del quale non mi invia neanche misure (si è sparsa, credo, la voce che io sia un veggente) è un’iconografia francese della primavera, in antimonio patinato bronzo, immagino, mal ridotta nella superficie. Signor Antonio Di Dio, la sua insegna pubblicitaria della Coca-Cola (di cui non invia misure) è una riproduzione degli anni ’70-’80 del Novecento. Io vivo qui, a corte, dove ho fondato anche una scuola riservata ai figli dei nobili, la Schola Palatina. Signora Mariapel in e-mail, già ne ho scritto e riscritto negli anni: non esiste più un marchio originale Capodimonte poiché nei secoli se ne è perso il copyright. Del Castellani voi avete un Clown (cm 43×38), soggetto tra i prediletti dal pittore, ma che subisce la stessa sorte degli altri. Il signor Antonio da Novara ha reperito in un mercatino un bellissimo vaso in ceramica (h cm 28, bocca 13, x cm 26,5, peso kg 3,4) sui tipi “della Rometti”, e come lui stesso non esagera nello scrivere, certamente il pezzo ne ricalca le linee: si tratta forse dell’opera di un qualche lavorante artigiano che ha spostato intorno agli anni ’30-’40 (mi pare l’epoca da lui suggerita) la produzione da Umbertide? Appaiono in rete rare opere tutte inerenti il suo particolare “astrattismo” a prezzi omogenei. Il gentile lettore invia foto di un quadro (cm 77×50) siglato “A.N.”. Pur presentando intarsi pantografati da industria dei primi del Novecento, valgono comunque 500-600 euro. Signor Giovanni Guidi, il suo cassettone Impero veneto in ciliegio (cm 125x60x105) non è originale, ha subito, infatti, delle trasformazioni. Il loro valore lo indicherei in 1.200 euro. Io, vedendo il pezzo dal vivo, lo trovo senza nerbo plastico, lo definisco un bell’oggetto, ma seriale, appartenente a un eufemistico e rivisitato Tardo Impero non francese ma italiano, e lo colloco, infine, negli anni ’20-’40 del ‘900. Signor Raffaele Dajelli, il suo quadro (cm 140×150) è di un artista la cui firma presente sull’opera mi è sconosciuta, non è quindi che si possa attribuirla ad altri affermando, come lei scrive, “sui modi di Ettore/Tito”, a cui l’epigono sconosciuto si è rifatto. Il che è sempre utile. Non inserito in scuole o in movimenti, e non avendo avuto promotori della sua distintissima  particolare e bella opera principale “I simulacri” – di cui la sua tela è un esempio probante – il Volpi non ha, purtroppo, alcun mercato di riferimento. Certamente queste informazioni non interessano lei, che conserva i suoi piatti con sacralità come cosa di famiglia, ma possono tornare utili ai lettori avidi di dare un prezzo all’arte, all’eleganza, alla bellezza. Quasi sicuramente trattasi di una serie di mobili sullo stile giapponese, ordinati a qualche fabbrica per arredare un albergo, un luogo di comunità… Non so cos’altro pensare. Sì!, è vero che sono state fabbricate ed edite scatole contenenti “feci”, ma nel 1961, e non si trattava di quelle dell’autore dei Promessi Sposi ma di un altro Manzoni, il noto Pietro artista di avanguardia che, provocatoriamente (ma non troppo, come hanno dimostrato gli anni trascorsi), affermava che qualunque cosa sia contestualizzata ed esposta da un artista diventa ipso facto un’opera d’arte. Signora Luisa Latte, “naturalmente” lei non può pretendere di aggiudicarsi – a un’asta on-line dalle Fiandre – uno scaldaletto (cm 28x28x101 manico) in rame stagnato a sbalzo ed estampage, autentico del ‘700. “Superare l’essenza e le forme” è come, appunto, suonare non suonando o fissare con nastro adesivo una banana al muro: Comedian di “tale” Maurizio Cattelan, opera venduta per 120 mila dollari! Comunque, veniamo al suo quesito: il mobile verniciato (lo lasci così!) Inoltre lei non ha documentazione inerente e/o passaggi che possano acclararne l’originalità; in più, il suo paesaggio appartiene al genere “seriale” dell’artista, non suscettibile di certa individuazione. Incisore fu il Maestro Raymond Jacquet sotto la diretta supervisione del Dalí. Miriam da Pordenone (Don Bosco), la sua automobilina Ford, giocattolo a pedali del 1940 (? Signor Andrew Bloch, il suo mobiletto da liquori (cave à liqueur) laccato nero (cm 27×33), con inserti in ottone sugli stilemi del tardo Napoleone III, è probabilmente di area francese, primi del ‘900. Ignoro anch’io cosa siano: puntali di anfore (basi) o pesi da telaio. La famiglia De Nigris di cui è parlante lo stemma (tre mori in banda tra due stelle), proveniente da Oleggio (Novara) ha un ramo in Basilicata. Signora Noemi Quasucci, per il suo piatto smaltato firmato “Del Campo”, la rimando alla lettura dell’articolo di Raffaella Tione nella Gazzetta dell’Antiquariato del 2016, titolato: “Del Campo un marchio artistico italiano…”, in cui vengono riportate anche alcune quotazioni che io le indico sommariamente intorno ai 250 euro. A comprarle dal negozio costano dai 200 ai 500-800 euro per i gruppi imponenti; ai mercati e mercatini dai 40-60 (la sua) ai 250-350 per gli altri. Signora Concetta, innanzitutto le spiego la differenza tra vetro e cristallo. La sua jardiniere (cm 49×13 h cm 21) è un prodotto della boema Wilhelm Schiller & Son. Epoca fine Ottocento primi Novecento, valore al massimo 200 euro. Piatti in bronzo e pelle in cofanetto. Ebbene no, caro lettore! Antonello Fox mi manda le immagini di tre classici bronzetti della tradizione partenopea (cm 65 h per 10 kg di peso ognuno circa). !Bang. Signora Marianna Lori da Monterotondo (RM), da sempre ripeto che ciò che viene propinato in rete (articoli di gente che non ha mai consultato libri e/o documentazioni ma operato copia e incolla dalla stessa rete) è da prendere con le “molle”: l’approssimazione condita dalla faciloneria è sempre in agguato. Dottoressa Elisa Petrucci, la Victor (Casa discografica e costruttrice di fonografi e grammofoni) nel 1906 mise in commercio un nuovo fonografo inserito per la prima volta in un mobile di arredamento denominato “Victoria”, di cui furono realizzati vari modelli. Certamente, però, non mi consta che ai Sabati dell’usato si trovino espositori specialisti precipui in determinati campi, ed è per questo motivo che si possono fare ottimi affari e ben lo sanno alcuni antiquari di Roma (in incognito) che visitano ogni sabato la manifestazione. Si tratta di un approfondimento dal quale io stesso ho appreso notizie che ignoravo. Le uniche cose autentiche sono quei disegnini di De Chirico sul vestibolo d’ingresso, e questa, per quanto rara, sculturina di Gerardo Dottori», precisa indicandola su un tavolino d’appoggio. Non pubblico, così come da lei richiesto. Lalique”, dovrebbe essere un autentico “Archers” del 1922 circa, e il suo valore esprimersi in 10.000 euro. Ci sarebbero anche la pistola termica (fiamma con bomboletta gas) e dei raschietti che si acquistano anch’essi in ferramenta. Mi ricorderò sempre di una expertise da me fatta presso una grande società che aveva come capitale supposto una stanza piena di quadri, alcuni a firma di Maestri (ma mancanti della dovuta documentazione, quindi falsi), altri di pseudo artisti sconosciuti di uno squallore unico! Il suo fiorino d’oro è un falso, mi parrebbe una riproduzione del toscano Banditelli. Quello in questione dovrebbe appartenere a una fabbrica di Rudolstad nella Turingia tedesca, e probabilmente alla Ernst Bohne Sohne che le produsse tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. La mano popolare e l’elementare composizione non può farla assurgere ad elevato valore: sui 400-600 euro. ma valore in circolazione è ora di 25 dollari (25 cent l’uno) ovvero 22 euro! Non le consiglio quindi il ripristino. Il marchio espresso sotto la base del vaso non è purtroppo leggibile, e la scritta Perugia non mi è d’aiuto. Il suo olio di Michele Cascella, artista di cui esiste un Catalogo Generale edito da Mondadori, può essere dichiarato autentico dal nipote-artista Matteo Sabilè (fotografia digitale), uno degli ultimi discendenti della grande famiglia di artisti Cascella (con capostipite Basilio), oppure dalla Casa d’Aste Pace di Brera (Galleria Pace, piazza San Marco – Milano, tel. Se non copia e autentico così come appare, vale sui 1.200-1.500 euro. Signora Marianna Val, lei ha comprato tempo fa un quadro da un pittore amico di amici e adesso ha scoperto che non si tratta di un dipinto vero e proprio ma di una riproduzione stampata su tela, sia pur firmata, datata e numerata dall’artista stesso. scrive in e-mail (cito testualmente): “Alla vostra valutazione la statuetta: il frate con la gerla dello scultore, padre della ceramica di Castellamonte Angelo Barengo, in quanto il Museo di Castellamonte non si è sentito all’altezza di ospitare in esposizione questa statuetta ‘non avendo una copertura assicurativa adeguata da coprire eventuali danneggiamenti o furto della stessa!’”. Opera di fine del Settecento, trova il suo valore più nell’inconsueto simbolismo che nel dipinto in sé. Non sto poi ad elencarle la quantità di grandi inganni riguardanti le ceramiche umbre ad opera di maestri falsari in combutta con gli antiquari fiorentini dei primi del Novecento (pressocché tutti) e dei personaggi come Imbert Alexander (1865-1943), passato da facchino ad antiquario (via Condotti 61 – Roma), disseminatore, insieme ad altri, di falsi che si trovano in collezioni prestigiose, musei e case d’asta come al solito riciclatrici di tutta la “mondezza” a volte espulsa dal mercato antiquariale (eh già! E sì! Signora A. Dehorg da Napoli, la sua macchina da scrivere con valigia Remington, modello degli anni ’40, pur se in condizioni ottime, vale tra i 50 e gli 80 euro. Peccato sia mutila. Fosse da 16 (come sembra a vista) e intatto, a mio avviso non dovrebbe essere valutato meno di 500 euro, e teoricamente meriterebbe il doppio. Tipica produzione industriale italiana degli anni ’40 del Novecento, è diventata nel tempo una étagère con due belle placche bronzee. Signora Adriana Alfano, come scrivo da sempre, per le opere d’arte moderna e contemporanea non è consentita ad alcuno la certificazione di autenticità, compito avocato a fondazioni e/o eredi. Il compare del mago Otelma, insomma. Aveva, nella campagna sul retro, una sorta di discarica a cui, fatto un mucchio (era tutta carta), dava fuoco. Ma naturalmente questo solo ad occhio e a sigle viste. L’oro (vero) del catino retto dalla figura del fachiro è uno specchio e illumina d’intorno, il modellato tutto sembra essere stato immerso nel vetro.